Le domande politicamente scorrette: i dolorosi "se" di una tregedia |
16/11/2007 Se l'Osservatorio, il giudice sportivo, il palazzo calcio, avessero fatto interamente il loro dovere, cioè far seguire fatti alle tante parole spese sulla violenza nel calcio. Se chi poteva avesse applicato la legge Amato, interpretandone lo spirito vero e non usandone i cavilli e i "buchi". Se dopo il 23 settembre scorso - nemmeno due mesi fa - quando una sessantina di tifosi della Lazio furono fermati a Roma in piazza Vescovio e trovati in possesso di un arsenale ricco di coltelli e machete (arresto poi convalidato solo per 4 di loro). Se tutta quella tifoseria, quella laziale, certo composta da una stragrande maggioranza di persone perbene, ma anche da alcuni agguerriti delinquenti, fosse stata impedita nelle trasferte, messa dinanzi alla responsabilità di uno stadio chiuso? Se fosse andata così Gabriele Sandri sarebbe stato in quell'autogrill domenica mattina? Si sarebbe trovato coinvolto in una rissa cagionata soltanto dal colore diverso di una sciarpa? Il suo destino avrebbe incontrato un folle di poliziotto che ne troncasse la vita? Siamo propri sicuri che le istituzioni del calcio da una parte e il modo di vivere il pallone in Italia dall'altra non abbiano giocato un ruolo disgraziatamente decisivo su questa tragedia? Stefano Prizio |
venerdì 16 novembre 2007
da fiorentina.it , un bell'articolo
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