Numeri da capogiro, grandi o piccoli che siano a casa Sensi rischiano di togliere il sonno. Colpa della Italpetroli, la holding di famiglia ancora fortemente indebitata dopo quattro anni di cessioni dolorose. Partiamo da 343, i milioni di euro di debiti che la compagnia ha nei confronti delle banche: Intesa San Paolo, Banca Marche e soprattutto Unicredit, che ha ereditato dalla fusione con Capitalia il 49% di Italpetroli e l'opzione su un ulteriore 2% da esercitare nel caso di mancato risanamento. Se si considera l'esposizione debitoria complessiva, i milioni diventano circa 370. Nel 2004 erano più del doppio Profumo, numero uno di Unicredit, ha concesso tre mesi ai Sensi per presentare un nuovo dettagliato piano di risanamento di Italpetroli. Sono solo tre gli asset eccellenti rimasti ai Sensi. I depositi petroliferi di Civitavecchia che valgono 100-110 milioni e sono l'unica fonte di ricavi del gruppo che servono solo a pagare alle banche gli interessi. I terreni edificabili (grazie ad una delibera di Veltroni) di Torrevecchia, valutati altri 100 milioni. E poi c'è la Roma, società quasi in salute, ma già ampiamente «sfruttata» con le operazioni sul marchio e la cessione in leasing di Trigoria. Tempi duri quindi per i Sensi ma anche per la Roma che dovrà cedere qualche altro pezzo pregiato a meno che passi di mano.
(FONTE gazzetta.it)
Profumo, facci un piacere: falli fallire.
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