Il Liverpool Football Club (o, più comunemente, Liverpool) è un club calcistico avente sede nell’omonima città britannica; milita nella FA Premier League, della quale è stata uno dei fondatori, ed è affiliato alla Football Association.
È il club più titolato d’Inghilterra e uno dei più titolati del mondo, avendo vinto - tra l’altro - 18 titoli nazionali (record condiviso con il Manchester United) e 5 titoli di campione d’Europa: 4 Coppe dei Campioni e 1 Champions League, nome assunto dalla Coppa dei Campioni nel 1992.
Il Liverpool fu coinvolto in due delle pagine più funeste della storia del calcio europeo: nel 1985 a Bruxelles (Belgio), quando 39 persone rimasero uccise per via degli incidenti allo stadio Heysel causati dagli hooligan inglesi[1] e nel 1989 a Sheffield, quando 96 persone perirono per il crollo di una tribuna allo Stadio Hillsborough.[2]
Il Liverpool è membro fondatore del G-14, associazione di club calcistici europei consorziatisi per ottenere una tutela comune dei diritti sportivi, legali e televisivi di fronte all’UEFA e alla FIFA.
Le origini [modifica]
Dalla fondazione alla Grande Guerra [modifica]
La storia del Liverpool è legata alle vicende di Anfield, lo stadio di casa del club. Originariamente lo stadio era utilizzato dall’Everton, altro club professionistico di Liverpool, nato nel 1878 e tra i fondatori della Lega Calcio inglese. Quando l’Everton giudicò troppo alto il canone d’affitto dell’impianto, decise di lasciarlo per trasferirsi a Goodison Park[3]. L’usufruttuario del terreno, John Houlding, decise quindi di fondare un nuovo club calcistico che registrò alla Camera di Commercio di Londra come Everton FC and Athletic Ground plc, abbreviato in Everton Athletic (in ragione del fatto che l’originale Everton non aveva ancora una ragione sociale formalmente registrata); tuttavia, il Consiglio Calcistico (il prodromo della Lega Calcio) non accettò di iscrivere la nuova squadra finché avesse tenuto quel nome[4] e, di conseguenza, il 15 marzo 1892 il neonato club fu battezzato Liverpool Association Football Club[5] e, poco dopo, solo Liverpool Football Club.
Il primo presidente del club fu John McKenna e il suo primo atto da manager fu l’ingaggio di tredici calciatori professionisti provenienti dalla Scozia, che si sommarono ai tre inglesi rimasti dopo la diaspora dell’Everton. Il Liverpool non aderì subito alla Lega Calcio inglese: lo fece l’anno successivo e, per la stagione 1893/94 fu iscritto alla Seconda Divisione. Al termine di una stagione senza sconfitte, la squadra vinse il campionato e fu promossa in Prima Divisione. Nel 1901 arrivò anche il primo dei 18 titoli di campione d’Inghilterra, bissato cinque anni dopo nel 1906. Del 1914 fu la prima finale di Coppa d’Inghilterra, persa per 0-1 contro il Burnley.
Il Liverpool tra le due guerre [modifica]
La squadra non lasciò grande impronta di sé nel periodo tra le due guerre, se si eccettua il biennio sportivo 1921/22 - 1922/23, che vide il Liverpool vincere la sua prima serie di titoli consecutivi. A guidare in campo la squadra in quei due campionati vinti era il difensore della nazionale inglese Ephraim Longworth, che vestì la maglia del Liverpool per 18 stagioni. Nonostante le premesse, quei due titoli furono il prologo al periodo più infruttuoso della storia dei Reds: quasi un quarto di secolo, interrotto solo dopo la fine della guerra, nel 1947.
Il dopoguerra
Il declino e la retrocessione
Il titolo vinto nel 1947, il quinto, sembrò aver ridato lustro al club, ma fu un fuoco di paglia. Una serie di campionati fallimentari portarono il Liverpool sempre più in basso, finché nel 1954 giunse la retrocessione in Seconda Divisione dopo 61 anni di massima serie. Il quinquennio successivo fu il più basso della storia del club, con la squadra fuori dal grande giro e l'onta di un pesante 1-9 subìto a opera del Birmingham City nel dicembre 1954, e l'umiliazione dell'eliminazione nei quarti di finale della Coppa d'Inghilterra nel 1957 a opera del Southend Utd. Unica - magra - consolazione fu la vittoria per 4-0 sui rivali cittadini dell'Everton nel corso della Coppa d'Inghilterra 1954/55.
Bill Shankly e la resurrezione
Quando nel 1959 lo scozzese Bill Shankly fu chiamato a prendere in mano il Liverpool, la squadra proveniva, come detto, da uno dei punti più bassi della sua storia. Come già accaduto al primo manager del club, anche Shankly, per ripartire, si affidò a una generazione di giovani scozzesi. Uno dei più famosi fu certamente Ian St. John, subito divenuto un beniamino del pubblico di Anfield dopo una tripletta all'Everton al suo debutto in maglia rossa, nonostante la sconfitta per 3-4 del Liverpool, e ribattezzato The Saint. In tre stagioni, Shankly riuscì a riportare i Reds in Prima Divisione e costruì la base per i successi futuri: nel 1963/64 arrivò addirittura il sesto titolo di campione d'Inghilterra, il primo dopo diciassette anni, e l'anno successivo il Liverpool arrivò fino alla semifinale di Coppa dei Campioni.
La conquista dell’Europa
A prendere il posto di Shankly fu il suo vice Bob Paisley, sempre al fianco del tecnico scozzese nei suoi quindici anni alla guida della squadra. Fu, quello di Paisley, il periodo più fecondo della storia del Liverpool, ed egli stesso è ricordato come uno degli allenatori più vincenti della storia del calcio. Grazie anche all’ossatura predisposta da Bill Shankly, Paisley poté disporre di una squadra formata da elementi di sicuro valore come il portiere Clemence, i difensori Neal e Alan Kennedy, i centrocampisti Case, Hughes e McDermott, gli attaccanti Ray Kennedy, Toshack e, su tutti, la classe di Kevin Keegan, uno dei migliori talenti espressi dal calcio inglese. Tutti giocatori di livello internazionale e regolarmente usati dalle loro rappresentative nazionali, tra l’altro.
Dopo aver portato a casa l’accoppiata titolo nazionale (il nono) e Coppa UEFA (la seconda in quattro anni) nel 1976, il Liverpool giunse alla finale di Roma della Coppa dei Campioni l’anno successivo, contro il Borussia Mönchengladbach, già battuta nella finale di Coppa UEFA del 1972. I Reds vinsero 3-1 e si laurearono campioni d’Europa per la prima volta, successo che replicarono l’anno successivo nella finale di Wembley contro i belgi del Bruges.
Gli hooligans e la messa al bando
Anche con Joe Fagan, subentrato a Paisley, il Liverpool non smise di vincere: nel 1984 arrivò il quindicesimo titolo nazionale e, soprattutto, la quarta Coppa dei Campioni, vinta ancora una volta allo Stadio Olimpico, questa volta contro la squadra che in quello stadio era normalmente di casa, la Roma: dopo l’addio di Ray Clemence, il Liverpool s’era affidato a un portiere africano spericolato e guascone, lo zimbabwese Bruce Grobbelaar, ex combattente e giramondo (aveva giocato al calcio in Sudafrica e in Canada). Per la prima volta nella sua storia la finale di Coppa dei Campioni fu decisa ai calci di rigore (dopo un tiratissimo pareggio per 1-1 siglato da Neal e Pruzzo), e in quel frangente fu determinante l’atteggiamento clownesco di Grobbelaar, che indusse Conti e Graziani a sbagliare i loro tiri e a far volare la Coppa in Inghilterra per la quarta volta in otto stagioni, performance seconda solo alle cinque Coppe consecutive del Real Madrid dal 1956 al 1960. Sfortunatamente per il Liverpool, ai successi in campo internazionale corrispondeva anche un elevato tasso delinquenziale di molti dei suoi tifosi (i famigerati hooligans), autori di autentici raid teppistici di inusitata violenza sia in Inghilterra che in giro per l'Europa (e già i tifosi di un'altra squadra inglese, il Tottenham, si erano distinti per violenze varie nella finale di ritorno della Coppa UEFA 1983/84 contro l'Anderlecht, a Bruxelles). Proprio l'esperienza di Bruxelles avrebbe dovuto suggerire all'UEFA di non far giocare una finale europea in uno stadio vecchio e insicuro come l'Heysel, ma nonostante tutti gli avvisi, la finale della Coppa dei Campioni 1984/85 fu assegnata alla capitale belga. Anche quell'anno il Liverpool raggiunse la finale, e trovò per il secondo anno di fila un'italiana, la Juventus. Gli incidenti che precedettero la partita - cui fece da contraltare l'assoluta inefficienza della polizia belga, impreparata a gestire una situazione come quella creatasi - costarono, tra tifosi italiani, francesi, belgi e irlandesi, 39 morti, il bando quinquennale di tutte le squadre inglesi dalle competizioni europee eccettuato lo stesso Liverpool per il quale il bando fu di sei stagioni, e la fine del ciclo continentale dei Reds. Fagan si ritirò dopo la partita che, per la cronaca, vide la squadra inglese sconfitta per 0-1 (gol di Platini su rigore). I fatti di Bruxelles attirarono sul Liverpool l'astio di tutte le altre squadre inglesi, che erano tutte fuori dall'Europa a causa della follia degli hooligans dei Reds, che furono oggetto negli anni seguenti di una massiccia campagna di denigrazione e disprezzo da parte degli sportivi britannici.
n quel momento difficile, Kenny Dalglish assunse l'incarico di giocatore-allenatore: nonostante la squadra fosse rimasta fuori dall'Europa, in campo nazionale era ancora la più forte, e vinse altri tre campionati, nel 1986, nel 1988 e nel 1990 (tuttora l'ultimo vinto dal club). I successi domestici, però vennero offuscati dall'ennesimo disastro, quello dell'Hillsborough Stadium, a Sheffield, dove, a causa di gravissimi errori organizzativi e logistici, 96 persone rimasero uccise.
A guidare il club, dopo Dalglish, altre due glorie dei Reds: prima Ronnie Moran, poi Graeme Souness, entrambi campioni d'Europa a Roma nel 1984. La prima uscita europea del Liverpool si arrestò nei quarti di finale della Coppa UEFA 1991/92 contro il Genoa in quella che verrà ricordata come la prima sconfitta casalinga del Liverpool contro una squadra italiana, ma paradossalmente quello fu l'inizio dell'uscita dal lungo tunnel iniziato la notte dello stadio Heysel. La Coppa d'Inghilterra del 1992 e quella di Lega del 1995 segnarono la ripresa di un cammino che poi, sotto la guida prima di Roy Evans (1991-1998) e poi di Gérard Houllier (dal 1998), avrebbe riportato il club alla ribalta.
Il nuovo millennio e il ritorno
L'affidamento del club a un tecnico francese suscitò sulle prime un certo scetticismo. Gérard Houllier, che peraltro si era sempre dichiarato tifoso del Liverpool fin da giovane, aveva al suo attivo al momento dell'ingaggio solo una Coppa di Francia nel 1995, anche se era stato il vice allenatore della nazionale francese campione del mondo 1998, guidata da Aimé Jacquet. Dalla sua, però Houllier aveva una grande pazienza e la capacità di adattare i giocatori al suo credo tattico, cosa questa che gli fece avere successo quasi subito. Assunto all'inizio per affiancare Roy Evans, il tecnico inglese non tollerò a lungo la doppia conduzione tecnica e nel 1999 questi lasciò Houllier da solo alla guida della squadra.
L'esplosione di Houllier si ebbe nella stagione 2000/01: giunto terzo nel suo girone di Champions' League, il Liverpool fu dirottato sulla Coppa UEFA e lì la squadra iniziò un cammino lento ma sicuro verso la finale: vittime di riguardo la Roma (battuta 2-0 all'Olimpico con una doppietta del talento Michael Owen) e il Barcellona. La rocambolesca finale contro il Deportivo Alavés fu vinta 5-4 al golden goal e, nel settembre di quello stesso anno, giunse anche la Supercoppa d'Europa contro i campioni continentali del Bayern Monaco, che chiuse la tripletta stagionale che comprendeva anche la Coppa di Lega.
L'anno seguente il Liverpool si piazzò secondo in Premier League, al termine di una stagione difficile che vide Houllier operato di cuore a seguito di un infarto cardiaco occorsogli durante una partita contro il Leeds Utd. La squadra, sotto la guida del suo vice Phil Thompson, ne risentì e non rese secondo le aspettative e le possibilità. Nel 2003 arrivò un'altra Coppa di Lega ma nel 2004, dopo un periodo di turbolenza e di malintesi con la tifoseria, Houllier e il Liverpool decisero di separarsi.
La Quinta di Benitez
La squadra presa in mano dallo spagnolo Rafael "Rafa" Benitez aveva delle buone individualità, come il capitano Steven Gerrard e i solidi Jamie Carragher e Sami Hyypiä, ma non sembrava poter competere con il gigantismo delle sue rivali Manchester Utd. e soprattutto Chelsea. In effetti, alla fine del campionato, il Liverpool non andò oltre un quinto posto, alle spalle perfino degli eterni rivali cittadini dell'Everton. Ma fu in Europa che Rafa compì un capolavoro tattico, affidandosi soprattutto alla difesa: nei quarti di finale di Champions' League 2004/05 eliminò la Juventus (2-1 e 0-0) e, trovato in semifinale il Chelsea, lo costrinse allo 0-0 a Londra per poi batterlo 1-0 ad Anfield al termine di una partita molto chiusa. In finale a Istanbul il Liverpool trovò il Milan che parve aver messo le mani sulla Coppa dopo un primo tempo dominato e terminato 3-0. Nella ripresa, però, una reazione dei Reds riuscì a riportare in parità l'incontro in 6 minuti grazie ai gol del capitano Gerrard, di Šmicer e di Xabi Alonso, costringendo la squadra italiana ai tempi supplementari, dove il portiere Jerzy Dudek operò un doppio salvataggio di eccezionale abilità su Shevchenko proprio al 120'. Ripetendo quello che aveva fatto Bruce Grobbelaar vent'anni prima, Dudek si propose in atteggiamenti clowneschi sulla linea di porta che portarono Serginho, Pirlo e lo stesso Shevchenko a sbagliare i propri rispettivi calci di rigore, e che come conseguenza consegnarono al Liverpool il suo quinto titolo di campione d'Europa. Qualche mese più tardi la Supercoppa vinta contro il CSKA Mosca (anch'essa di proprietà di Roman Abramovićcome il Chelsea) fece coppia con il massimo trofeo europeo.
La quinta Coppa valse al Liverpool il Badge of Honour dell'UEFA, oltre al diritto di tenere definitivamente l'originale del trofeo nella propria bacheca, sebbene, paradossalmente, non garantì l'automatica qualificazione all'edizione successiva, come avveniva con la vecchia Coppa dei Campioni. La questione fu successivamente risolta con una deroga speciale dell'UEFA valida solo per quel caso eccezionale[6].
La finale di Atene
Nella stagione 2006-2007 il Liverpool non è stato in grado di difendere la Coppa d’Inghilterra: sia in tale competizione che nella Coppa di Lega è stato eliminato in gara unica ad Anfield dall’Arsenal (rispettivamente per 1-3 e per 3-6). In campionato la squadra ha chiuso al 3° posto con 68 punti in coabitazione con l’Arsenal, dietro al Manchester Utd. campione e al Chelsea. Ha comunque raggiunto la finale della UEFA Champions League 2006-2007 dopo avere eliminato il Barcellona campione in carica agli ottavi, il PSV Eindhoven ai quarti e i connazionali del Chelsea in semifinale. Nella finale disputata il 23 maggio 2007 allo Stadio Olimpico di Atene (Grecia) il Liverpool è stato battuto dal Milan - per quella che è stata una riedizione della finale di due anni prima - per 1-2 (doppietta di Inzaghi e rete di Dirk Kuyt).
Nuova proprietà
Il 6 febbraio 2007 gli industriali delle telecomunicazioni statunitensi George Gillett (proprietario della squadra canadese di hockey su ghiaccio dei Montréal Canadiens) e Tom Hicks (proprietario della squadra di baseball dei Texas Rangers) hanno acquistato la maggioranza del club con un investimento complessivo di 470 milioni di sterline (720 milioni di euro). Nell'offerta sono compresi anche 215 milioni di sterline per il nuovo stadio, da costruirsi a Stanley Park. L'inizio previsto dei lavori è circa 60 giorni dalla stipula dell'accordo commerciale. I nuovi proprietari del club hanno dichiarato, nella conferenza stampa di presentazione, che lo stadio potrà anche essere rinominato da un eventuale sponsor, se questo sarà utile a incassare il denaro necessario per portare a Liverpool un calciatore di valore a stagione[7][8]. Dopo aver venduto anche le sue quote di proprietà, David Moores non è più il presidente della società, la quale è adesso guidata in comproprietà dai due azionisti statunitensi, che spesso sono in disaccordo su certe strategie.
Nel mercato estivo del 2007 il Liverpool ha acquistato, tra gli altri, lo spagnolo Fernando Torres dall’Atletico Madrid per 36 milioni di euro, e l’olandese Ryan Babel dall’Ajax per 17 milioni di euro.
Nella Champions League il Liverpool è riuscito, nonostante un inizio negativo, a superare il girone eliminatorio, aggiudicandosi il 2° posto nel proprio gruppo dietro al Porto e davanti a Marsiglia e Besiktas. Il 19 febbraio ha vinto per 2-0 negli ottavi di finale contro l'Inter, con due reti negli ultimi 5 minuti dopo che Materazzi era stato espulso nel primo tempo. Il ritorno allo Stadio Giuseppe Meazza si è concluso con una nuova vittoria dei Reds (1-0), con gli avversari in dieci uomini a causa dell'espulsione di Burdisso. I quarti di finale giocati contro l'Arsenal hanno visto i Reds passare il turno dopo il pareggio all'Emirates Stadium (1-1) e la vittoria ad Anfield Road (4-2). Nel turno successivo (semifinale), i Reds sono stati eliminati dal Chelsea dopo aver pareggiato 1-1 all'andata ad Anfield Road ed essere stati sconfitti 3-2 a Londra. In campionato il Liverpool non è riuscito ad andare oltre al quarto posto, collezionando 76 punti. Ancora una volta il distacco dal Manchester United Campione, dal Chelsea e dall'Arsenal è stato evidente (11 punti), malgrado l'ottima annata di Fernando Torres, autore di 33 gol stagionali, di cui 24 in campionato. Dai tempi di Michael Owen Anfield non vedeva un campione così prolifico in attacco.
Durante il calciomercato dell'estate 2008, il club ha ingaggiato Philipp Degen, Andrea Dossena, Diego Cavalieri, Albert Riera e due attaccanti, David N'Gog e Robbie Keane, quest'ultimo acquistato per ben 20 milioni di sterline (circa 23 milioni di euro). Sono partiti John Arne Riise, Steve Finnan e Peter Crouch.
L'inizio del campionato è stato molto promettente. Il Liverpool si è rivelato subito una delle maggiori pretendenti al titolo in Premier League e ha guidato la classifica per diverse giornate, aggiudicandosi anche gli scontri diretti sia di andata sia di ritorno con Manchester United (sconfitto 1-4 all'Old Trafford) e Chelsea, ma dopo Natale il Manchester United ha ripreso la testa della classifica, che non ha più lasciato. In Champions League i Reds, dopo una netta affermazione negli ottavi contro il Real Madrid, sono stati eliminati ai quarti di finale dopo l'ennesima palpitante doppia sfida europea contro il Chelsea.
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